Il tempo delle primavere arabe appare sempre più lontano. La Tunisia, fra i primi paesi del Nord Africa in cui scoppiò la rivolta nel 2011, volta bruscamente pagina. Il Presidente della Repubblica, Kais Saied, ha esautorato da ogni funzione il Parlamento e ha licenziato il premier e due ministri, a causa del malcontento popolare contro la classe politica.

“In nome della Costituzione”

Ne risentono però le fragili strutture democratiche della repubblica tunisina. La crisi travalica i confini del paese e balza al centro dell’attenzione internazionale. Saied ha imposto il coprifuoco fino al 27 agosto ma adesso tenta di rassicurare il suo popolo. “Lo Stato c’è, non si tratta di violare diritti e libertà” dice il capo dello Stato. Le misure eccezionali – sostiene – rispettano la Costituzione: era la situazione a essere diventata insostenibile a causa della dilagante corruzione. Il coprifuoco scatta in tutta la Tunisia da oggi 26 luglio, dalle 19 alle 6 del mattino. Vietati gli spostamenti: unici a essere esentati i lavoratori notturni. Negli spazi pubblici non si può riunirsi in tre o più persone. Chiusa la sede tunisina dell’emittente televisiva araba Al Jazeera.

Roma e la Ue

In allerta gli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo, con l’Italia in prima fila. La Farnesina ha espresso “preoccupazione per la situazione e per le sue potenziali implicazioni”, rivolgendo “un appello alle istituzioni tunisine affinché venga garantito il rispetto della Costituzione e dello Stato di diritto“. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha sentito il capo della diplomazia dell’Unione europea, Joseph Borrell. Entrambi ribadiscono “l’impegno condiviso per garantire stabilità nel Paese“. “Confidiamo che questa crisi possa risolversi nell’argine democratico degli strumenti a disposizione delle istituzioni e del popolo tunisino“, ha aggiunto il titolare della Farnesina.

Parigi e Washington

Anche la Francia auspica “il ritorno, al più presto, a un normale funzionamento delle istituzioni“, fa sapere il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian. Dichiarazioni simili arrivano anche dalla Casa Bianca, con gli Stati Uniti che, tramite la portavoce Jen Psaki, lanciano un appello “per il rispetto dei principi democratici“.

“È un colpo di Stato”

In Tunisia l’annuncio del coprifuoco è stato preceduto da quello che il Parlamento ha definito un vero e proprio “colpo di Stato“. La reazione del presidente del Parlamento, Rached Ghannouchi, è stata pressoché immediata. Il leader del partito islamico Ennhadha, prima forza nell’Assemblea, ha esortato i suoi alleati a “scendere in piazza per ripristinare la democrazia”. Nella mattinata di lunedì 26 luglio alcuni manifestanti si sono ritrovati davanti ai cancelli del Parlamento per protestare contro la manovra di Saied. In ogni caso, tramite la sua pagina Facebook, l’ex primo ministro Hichem Mechichi ha resto noto di “accettare le decisioni di Saied, augurando successo alla nuova squadra di governo“. Ha concluso il post invocando la libertà della Tunisia e “gloria al suo popolo“.