Il Governo Draghi lavora a un nuovo decreto in materia di Covid, da varare la prossima settimana, per fissare le regole del Green Pass “all’italiana”. Una definizione informale che serve a sottolineare una ‘via’ diversa da quella francese alla ridefinizione della certificazione verde. Se infatti la Francia di Emmaunel Macron ha stabilito che senza il Green pass non si entra più neppure al bar, l’Italia potrebbe scegliere modalità meno drastiche.
Tuttavia non è ancora detto. Una cosa è certa, infatti: la variante Delta del virus sta fortemente accrescendo il numero dei contagi anche nel nostro Paese. Nelle ultime 24 ore sono stati quasi 3mila i nuovi casi di Sars-CoV-2; fino a pochi giorni fa erano ‘solo’ alcune centinaia. L’obiettivo del Governo è dunque quello di correre ai ripari. Le categorie economiche, gli esercenti e anche i partiti del Centrodestra rifiutano l’idea di un uso del Green Pass molto stringente. Stando però ad alcune anticipazioni del Corriere della Sera, il decreto dell’esecutivo stabilirà che per entrare in tutti i luoghi pubblici a rischio assembramento bisognerà avere la certificazione verde, altrimenti scatteranno multe salate. Si ipotizzano fino a 5 giorni di chiusura per i gestori e 400 euro per i clienti dei locali sprovvisti di Green Pass.
Ma non basta. Considerato che è concreta la possibilità di una quarta ondata della pandemia, il decreto conterrà anche i nuovi parametri per l’entrata nelle fasce colorate di rischio epidemiologico. Oltre all’incidenza di casi, conteranno anche i numeri dei ricoveri in terapia intensiva e nei reparti ospedalieri. A metà agosto, o forse già da fine luglio, scatteranno le prime zone gialle. Significa che in quei casi tornerà l’obbligo di mascherine all’aperto, così come le altre restrizioni. Sarà, in buona sostanza, il tasso di ospedalizzazione il criterio più importante per stabilire i colori delle Regioni.
E ci sono già alcune Regioni si avvicinano al ‘giallo’. In cima alla lista Sardegna, Sicilia, Veneto, Lazio e Campania. “Chiederemo al Governo di togliere l’incidenza dei positivi dai parametri che muovono zone e colorazioni – è l’appello dei governatori – perché il rischio è di decidere chiusure per gente positiva a casa, quando il sistema sanitario è pienamente efficiente“. Fra i valori da considerare per determinare le aree a rischio ci sarà comunque un numero minimo di tamponi. Diventerà, cioè, tassativa la necessità di eseguire un quantità minima di test: in zona bianca, ad esempio, serviranno almeno 150 tamponi ogni 100mila abitanti.
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