La pandemia di Covid arretra. In Italia il numero dei contagi diminuisce: sono circa 5mila al giorno invece dei 20mila di 3 mesi fa. Gli ospedali non sono sotto pressione. Le regioni, dunque, si preparano ad abbandonare i colori e arrivare nella fatidica zona bianca. Se il trend dei nuovi casi quotidiani resterà in discesa, fra 10 giorni – con l’inizio di giugno – saranno 6 le regioni premiate: si tratta di Abruzzo, Friuli-Venezia-Giulia, Liguria, Molise, Sardegna e Veneto.
A rendere più agevole il passaggio in zona bianca, il decreto emanato dal governo Draghi il 18 maggio. Il parametro dei contagi deve essere al di sotto dei 50 casi ogni 100mila abitanti per almeno tre settimane consecutive. Oltre a questo si considera anche il numero di posti letto e posti in terapia intensiva occupati da casi Covid. Con l’attuale trend, dal 1° giugno Friuli-Venezia-Giulia, Molise e Sardegna sarebbero in zona bianca. I cambiamenti per saranno evidenti. Innanzitutto scompare il coprifuoco ma soprattutto le chiusure delle attività. Restano però le misure minime, ovvero mascherine e soprattutto il distanziamento.
La settimana successiva, il 7 giugno, invece toccherebbe ad Abruzzo, Veneto e Liguria. Un traguardo agognato da Regioni che confidano nel turismo estivo per rimettere in moto la macchina economica. I dati fondamentali saranno quelli che arriveranno nel monitoraggio del 4 giugno.
La campagna vaccinale sta andando avanti senza intoppi e dovrebbe aiutare anche le regioni che per ora sono ancora in zona gialla. Se al monitoraggio del 28 maggio i casi saranno sotto i 50 ogni 100mila, e questo dato sarà mantenuto per tre settimane, Lombardia, Lazio e Umbria inizierebbero il countdown per diventare zona bianca il 14 giugno. Ci sono regioni che dovranno sicuramente attendere. I numeri della pandemia non consentono ancora a Campania (coi suoi 146 casi ogni 100mila abitanti), Valle d’Aosta (che di casi ne ha 156) e anche Puglia (117) di programmare l’ingresso in zona bianca.
Urgente dossier sul tavolo del Governo, in chiave Recovery plan. Il tema è quello della governance, ossia la struttura che gestirà i miliardi europei. Ancora molte le incognite da sciogliere. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, gestirà il monitoraggio delle opere e raccoglierà gli indicatori necessari per rapportarsi ogni sei mesi con la Commissione europea. Ciò servirà ad accedere ai fondi della tranche successiva. Resta però da definire come si smisteranno i finanziamenti sul suolo italiano. L’ipotesi più accreditata vede nei ruoli di spicco i tre tecnici voluti da Draghi alla transizione ecologica, Roberto Cingolani, al digitale, Vittorio Colao, e alle infrastrutture, Enrico Giovannini. Il governo intenderebbe, inoltre, assumere 1000 esperti per le Regioni e 300 nelle amministrazioni centrali.
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