La “pioggia” di finanziamenti annunciata dal piano Next Generation Eu da 750 miliardi di euro sui Paesi dell’Unione europea non fa dormire sonni tranquilli a molti. Sono pochi ma coriacei, infatti, i Paesi che dal Nord al Sud del Vecchio continente manifestano perplessità e rallentano i tempi di ratifica parlamentare di fronte alla scelta di accettare prestiti ed erogazioni a fondo perduto provenienti d Bruxelles. Il punto è che la “frenata” e i dubbi dell’ultim’ora rischiano di ritardare l’attuazione del Recovery fund per tutti gli Stati membri dell’Unione che vogliono accedervi.

I (non) “magnifici” 6

Dopo il via libera arrivato il 14 maggio da Estonia e Irlanda, sono a oggi 6 gli Stati che ancora devono ratificare la legge nazionale per far partire il Recovery, ricorda online l’Huffingtonpost. Si tratta di Stati vicinissimi all’Italia, come l’Austria, e di nazioni più lontane ma che non pochi italiani conoscono bene: la Polonia, i Paesi Bassi, la Romania e l’Ungheria. C’è poi il caso particolare della Finlandia. Forse la più recalcitrante ad accettare i finanziamenti Ue. A tutti questi Paesi il Commissario europeo al Bilancio, Johannes Hahn, ha lanciato l’appello. Occorre, ha detto, “accelerare il processo per iniziare in tempo con l’attuazione di Next Generation Eu che fornirà i soldi tanto necessari per la ripresa dell’Europa”.

Il timore di manovre dilatorie

Più che altro il vero osso duro è il Parlamento finlandese. Non tanto per una mancata approvazione della legge che darà il via libera al Next Generation Eu nel Paese. Piuttosto perché i deputati dell’opposizione ne stanno rallentando con manovre ostruzionistiche l’approvazione stessa.

I rischi per l’Italia

Un fattore che rischia di innescare un effetto a catena: per finanziare il NGEu e farlo partire al più presto la Commissione europea deve indebitarsi sui mercati. Ma per raggiungere questo obiettivo serve il via libera da parte dei Parlamenti nazionali di tutti i 27 Paesi Ue entro fine maggio. Altrimenti slitterà di un mese l’erogazione della prima tranche di sussidi. L’Italia, a cui andrà la fetta più grossa del Recovery fund (il Next generation Eu) sarebbe la più più penalizzata. Pochi giorni fa, sottolinea ancora Huffingtonpost, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen (a destra nella foto), ha ricordato come tutto dipenda “dal mese in cui gli Stati ratificano. Noi possiamo andare sui mercati il mese successivo. Se ratificano il 2 giugno, ad esempio, possiamo andare a luglio”.