Covid: vaccino dal 27 dicembre in Italia, negli Usa Biden si fa vaccinare in diretta tv. Test in corso sulla variante inglese

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Dopo il via libera dell’Agenzia europea del farmaco (Ema), fra 5 giorni arriveranno in Italia e in tutti i Paesi dell’Unione europea le prime dosi di vaccino anti Covid del gruppo Pfizer-BioNTech. Sarà il “Vaccine day”. Negli Stati Uniti, intanto, il presidente Biden si è fatto vaccinare contro il coronavirus rivolgendo un appello a tutti gli americani perché facciano altrettanto. Sempre più difficile, invece, la situazione del Regno Unito, isolato dal resto d’Europa. E in Italia è caccia alla variante inglese del virus, molto contagiosa: test a tappeto per individuare subito i cittadini che possano aver contratto l’infezione, al fine di bloccarla sul nascere.

Vaccine day

Sale dunque l’attesa per il Vaccine day del 27 dicembre: il momento in cui, simbolicamente ma simultaneamente, in ciascuno dei Paesi membri dell’Unione europea cominceranno le primissime vaccinazioni contro il coronavirus. Una svolta simbolica ma storica. Sarà poi dal mese di gennaio che, progressivamente, si entrerà nel vivo della campagna vaccinale italiana. Ancora oggi, a tre giorni dal Natale, ci sono molti italiani che non hanno potuto avere accesso al vaccino contro la normale influenza stagionale, per problemi legati, almeno in parte, alla produzione e alla distribuzione. Ce la faremo ad attuare in tempi ragionevoli il più vasto piano di vaccinazioni – quello contro il coronavirus – che si sia mai verificato in Italia? Una rassicurazione arriva dal presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli. “Entro l’autunno 2021 – ha dichiarato – il 70% della popolazione avrà fatto il vaccino”.

Biden si vaccina, Trump no

Dall’altra parte del mondo, negli Stati Uniti, il presidente eletto ma non ancora ufficialmente insediato, Joe Biden, ha assunto il vaccino anti Covid insieme alla futura first lady Jill. Biden si è vaccinato come promesso in diretta televisiva lanciando un appello agli americani: “Fatelo tutti, è sicuro”. All’appello manca invece Donald Trump. Il tycoon  e presidente uscente si è preso il merito della velocità con cui i vaccini sono stati sviluppati e approvati negli Stati Uniti. Ma ora tace sulla campagna di vaccinazione. Un silenzio assordante, che lascia sbalorditi innanzitutto molti dei suoi più stretti consiglieri, i quali vedono in questo atteggiamento un’occasione persa per riscattare l’immagine di Trump sul fronte della lotta al virus.

Caccia ai positivi della “variante inglese”

La lotta al virus, però, non si ferma. Incombe la preoccupazione della cosiddetta variante inglese, isolata a Londra e dintorni nei giorni scorsi. Si tratta di un nuovo ceppo del Sars-CoV-2 che ha già passato la Manica e sta dilagando in  tutta Europa. Non è più pericoloso di quello attualmente noto né più resistente al vaccino ma, a quanto sembra, è più contagioso. Per bloccarne sul nascere la rapida diffusione è scattata anche in Italia – dove si registrano già i primi casi – una corsa contro il tempo. È ora caccia di positivi al virus arrivati dalla Gran Bretagna. Liste di passeggeri alla mano, è cominciato il tracciamento di migliaia di cittadini che potrebbero essere positivi.

Blocco dei voli da altri Paesi

E l’allarme nelle prossime ore potrebbe scattare nei confronti di altri Paesi: è allo studio l’ipotesi di bloccare i voli anche con l’Olanda e il Lussemburgo. Ma, chiarisce il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia, “sono decisioni che verranno prese in coordinamento con l’Ue”. Nuovi provvedimenti in arrivo ma nessuna battuta d’arresto, invece, per il Piano vaccini. “Andrà avanti e non è prevista alcuna variazione al cronoprogramma”, chiariscono ambienti del Commissario per l’Emergenza, Domenico Arcuri.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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