Che ne sarà della stagione sciistica invernale sulle Alpi per migliaia di operatori, adesso che l’Italia è divisa in fasce “colorate” per l’emergenza Covid? Il rischio è che le settimane bianche saltino e si aggravi la condizione economica di imprenditori e lavoratori. Alberto Tomba, però non ha dubbi. “Lo sci è per eccellenza sport all’aperto e individuale.” In più, visto come ci si veste quando si va a sciare, non “è davvero un problema di mascherine, perché già ora si usano normalmente protezioni della bocca e del viso. E sciando neppure c’è un problema di distanziamento”.

Alberto Tomba

Insomma, il messaggio è chiaro: lo sci è uno sport di per sé a basso, se non nullo, rischio di infezione da coronavirus. Suona dunque come un appello alla riapertura degli impianti quello del più famoso campione azzurro dello sci. Per Tomba “le piste dovrebbero dunque essere aperte, anche se ci sono ovviamente degli accorgimenti da prendere”. “Per gli impianti non vedo però problemi particolari. Dove c’è un seggiovia a due o tre posti si va da soli, se è da cinque si va in tre. E si possono benissimo diminuire e segnare anche i posti sulle cabinovie: non c’è dunque problema a mantenere il distanziamento sugli impianti”, aggiunge Tomba dalla casa di famiglia di Castel de Britti a San Lazzaro di Savena (Bologna).

Il problema è semmai quello dell’apres ski e dei rifugi”, spiega Tomba. “Là dove si va a bere e mangiare qualcosa dopo una sciata. Ma anche in questo caso, come avviene nei ristoranti, si può limitare gli accessi, con mascherina e distanziamento obbligatori”. Sulla necessità di una riapertura prende posizione anche Federica Brignone, detentrice della coppa del mondo di sci. E all’Ansa dichiara: “È molto importante che gli impianti sciistici aprano a Natale, perché sarebbe un segnale positivo per tutti. Altrimenti, con le stazioni chiuse, il danno sarebbe irreparabile”.

Federica Brignone