Pasta biologica per ricominciare davvero. A quattro anni dal disastroso terremoto che ha colpito l’Italia centrale e Amatrice in particolare, un prodotto alimentare diventa il simbolo della rinascita possibile. Frutto di un comitato che agricoltori locali hanno messo in piedi pochi giorni dopo il sisma: “Amatrice Terra Viva”. lo racconta online la giornalista dell’Ansa Agnese Malatesta.

Un gruppo di aziende si unisce

Tutto comincia la notte del 24 agosto 2016. Quando la cittadina laziale si è trovata ad affrontare il disastro umano, sociale ed economico causato dal terremoto. Oggi “Amatrice Terra Viva” è un’impresa sociale a cui prendono parte 14 aziende agricole della zona. L’obiettivo, sottolinea online l’Ansa, è di mettere a punto e realizzare un progetto che potesse offrire prospettive di una rinascita e di un futuro partendo dalla terra. Quella rigorosamente del territorio amatriciano. È tutto un passa parola, un confronto continuo, antiche amicizie, soprattutto tanta voglia di guardare al futuro, di non abbattersi, di ripartire.

Farro e grano antico

Prende vita il progetto “100 Ettari di Terra Via” che punta a creare una filiera agricola biologica. In modo da valorizzare la vocazione cerealicola dei grani antichi della zona. Ad ottobre 2016, ancora nel pieno delle scosse, un gruppo di agricoltori decide di arare la terra e seminare farro e un grano tenero antico, il solina.

Una rete di solidarietà

Grazie a volontari, dal novembre successivo, per circa un anno, attraverso incontri, mercatini, concerti, spettacoli si raccolgono quasi 55 mila euro. Quindicimila solo con la vendita di prodotti provenienti direttamente da Amatrice. Con questi fondi, gli agricoltori hanno comprato semi e reti per recintare i terreni. Diversi i compagni di viaggio che sostengono, a vari livelli, i coraggiosi abitanti di Amatrice nell’impresa. Fra essi, Legambiente, Alce Nero e Etimos Foundation.

Amici da tutta Italia

Il progetto ha creato anche momenti di aggregazione. Giovani di Padova hanno fatto un campo scuola ad Amatrice. Dopo il primo raccolto gli abitanti di Amatrice hanno organizzato la “Festa della Trebbiatura” con una rievocazione storica di arti e mestieri. “Stiamo cominciando a raccogliere i frutti del nostro lavoro – aggiunge all’Ansa Di Marco – abbiamo investito tanto ed ancora abbiamo debiti ma vediamo un percorso tracciato. Il nostro progetto non è tanto un’operazione economica. È servito per ritrovarci dopo il sisma, per farci coraggio, per non abbatterci”.