Chiazze di petrolio, ampie e spaventose, sono riapparse lo scorso fine settimana sulle spiagge del Brasile. In particolare sulle rive degli Stati di Alagoas e Pernambuco, nel nord-est del grande Paese sudamericano.

La sostanza inquinante – ricorda il portale di notizie Uol – è stata identificata proprio nel primo giorno di riapertura delle spiagge nelle regioni del Nord. Le autorità avevano deciso per la chiusura nell’ambito delle misure di prevenzione legate alla pandemia da coronavirus, in Brasile ancora paricolarmente forte.

Secondo il governo dello Stato del Pernambuco, le prime valutazioni tecniche mostrano che il materiale trovato su una delle spiagge proviene da chiazze di petrolio che hanno colpito la costa nord-orientale l’anno scorso.

Nel 2019, infatti, si è verificato il più grande disastro ambientale nella storia del Brasile. Centinaia di tonnellate di petrolio greggio sono finite in mare e si sono riversate sulle spiagge settentrionali. La cause sono ignote ma probabilmente si tratta di sversamenti di petroliere al largo, per operazioni quali la pulitura delle stive.

Secondo le autorità brasiliane, questo materiale si sarebbe sedimentato o rimasto intrappolato nei coralli. Adesso, dopo molti mesi, ha raggiunto le sabbie della costa a causa di una “combinazione di fattori meteorologici”.

Dall’anno passato un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Chimica dell’Università Federale di Bahia sta tentando di risolvere la questione. E ha avviato un progetto che consiste nel trasformare il petrolio greggio in carbone. Ciò grazie a una tecnica economica e rapida. Potrebbe essere questa, spiega il sito Greenme.it, la soluzione per smaltire le centinaia di tonnellate di questo materiale inquinante. Ormai stabilmente attorno alle spiagge del nord-est del Brasile.