Dalla metà di giugno via libera a cinema, teatri e discoteche. La fase 3 dell’emergenza coronavirus entra nel vivo. Si può tornare anche in pista per ballare, quindi. In discoteca però si ballerà solo all’aperto e distanziati di 2 metri gli uni gli altri. Niente consumazioni al banco. La selezione alla porta sarà opera di addetti con tanto di termoscanner e contapersone per non violare la capienza massima del locale.

Come si fa a ballare a due metri di distanza? Siamo molto preoccupati. Ricordate che la notte e il divertimento sono importantissimi, sono anche terapeutici”, protestano i gestori dei locali di intrattenimento della Silb, a nome di un comparto “fermo da 106 giorni”. Un danno per 2500 locali (e 100mila lavoratori) per un fatturato annuo di 4 miliardi.

Me se le discoteche e i locali riaprono definitivamente lo stesso non accade per le università. A oggi gravano ancora molte incertezze sulla ripresa del sistema universitario nel nostro paese. Gaetano Manfredi, ministro dell’Università e della Ricerca, ha sostenuto di recente che “da settembre la didattica sarà in presenza, ma bisogna garantire il servizio anche a chi non potrà frequentare le lezioni in aula”. Sembra dunque che ci si indirizzi verso un sistema ibrido che deve conciliare le due diverse metodologie: quella tradizionale e quella online.

Un modello questo che è stato già adottato da alcuni atenei. Ad esempio, Unicusano, oltre ad erogare i propri corsi per via digitale, mette a disposizione dei propri iscritti anche una sede fisica. Il campus, che si trova a Roma in zona Boccea ed è immerso in 6 ettari di verde, è composto da edifici moderne con aule e laboratori didattici all’avanguardia. Un altro tipo di accompagnamento è previsto per lo studio, con le figure dei tutor pronti a supportare nella preparazione degli esami e nell’impostazione di un metodo di studio.

Il ministro dell’Università e della ricerca, Gaetano Manfredi