News

Coronavirus, posso portare fuori i bambini? La precisazione del Viminale

In tempi di “coprifuoco” per il coronavirus posso uscire di casa per far sfogare un po’ il mio bambino con una piccola passeggiata? Il problema è serio. Il ministero dell’Interno ha fatto importanti precisazioni con parziali aperture. Ma governatori di regioni del Sud, come De Luca e in Campania e Musumeci in Sicilia, hanno subito rintuzzato: “Da noi i bambini stiano in casa, nessuna passeggiata”. Vediamo come stanno le cose.

Una questione importante

Se fino a una decina di giorni fa si potevano portare i bambini a ragazzi al parco ora questo non è più possibile. Problemi li hanno soprattutto le famiglie che vivono in appartamenti di metratura molto ridotta, che non possiedono neppure balconi, terrazzini, cortili interni, giardini condominiali. I piccoli, ma anche gli adolescenti, hanno bisogno di spazi più degli adulti. I genitori stessi beneficerebbero di uno “sfogo” consentito ai più giovani.

“Le regole sono sempre le stesse”

Sollecitato da richieste pressanti il ministero dell’Interno ha reagito con una circolare di precisazione. ”Le regole sugli spostamenti non cambiano – è scritto in una nota del Viminale riportata dall’Ansa -. La circolare del ministero dell’Interno del 31 marzo si è limitata a chiarire alcuni aspetti interpretativi sulla base di richieste pervenute”.

Uscire sì, ma le condizioni sono ferree

“In particolare, è stato specificato che la possibilità di uscire con i figli minori è consentita a un solo genitore per camminare purché questo avvenga in prossimità della propria abitazione e in occasione di spostamenti motivati da situazioni di necessità o di salute”. Lo precisa una nota del Viminale.

Fontana e Lamorgese

“Ieri ho avuto un colloquio telefonico con il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, la quale mi ha spiegato che non intendeva raggiungere quello scopo e che oggi probabilmente farà uscire un comunicato in cui chiarisce il significato” della circolare. Lo ha detto il governatore lombardo, Attilio Fontana, in collegamento con Cento Città su Radio 1, parlando della circolare del Viminale che autorizza la passeggiata genitori figli.

Crimi: “15enni stiano a casa”

“Non c’è alcun allentamento dei controlli” e la circolare del Viminale si riferisce ai bambini molto piccoli quelli per cui “uscire è una necessità”, non certo “a un 15enne”. Lo chiarisce il viceministro agli Interni e capo politico M5s Vito Crimi a Radio Anch’io su Rai Radio 1. “Deve essere chiaro: non possiamo far pagare quello che sta accadendo ai bambini piccoli” che non possono essere “vittime dell’isolamento”. “In questo momento non dobbiamo parlare di tempi di riapertura ma di stare a casa: c’è qualche miglioramento dell’evoluzione dell’epidemia” ma per riaprire “dobbiamo vedere la luce”. aggiunge Crimi e chiarisce: “Per adesso non se ne parla”.

“I bambini piccoli devono poter uscire…”

“Nessuno pensi che ci sia un allentamento dei controlli, se qualcuno pensa che un figlio di 15 o 16 anni, un minore, possa avere una scusa per uscire di casa non ha capito niente. Qui stiamo parlando di cosa è necessità e cosa no. Un bambino piccolo di un anno o due o tre anni è necessario ogni tanto farlo uscire”. La circolare non fa riferimento all’età dei bambini: “C’è scritto bene che è una necessità e il genitore deve interpretarla, motivarla” come per ogni autocertificazione.

“Dopo 2 settimane in 40 metri quadri…”

Poi starà all’agente “accertare la situazione” anche in situazioni di necessità diverse. Tuttavia “è chiaro che per un bambino di due anni che vive in un appartamento di 40 metri quadri, dopo due settimane di isolamento, forse c’è una necessità di farlo uscire ancora più importante di portare fuori il cane. I bambini – spiega Crimi – non capiscono cosa sta succedendo, hanno bisogno di essere accompagnati in questo momento, quindi è una necessità portare fuori i bambini piccoli”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio