Cinema

Festival di Cannes 2020: Spike Lee sarà il presidente della giuria

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Sarà Spike Lee il giudice della 73esima edizione del Festival di Cannes, che si svolgerà quest’anno dal 12 al 23 maggio. Il regista (nonché attore, sceneggiatore e produttore cinematografico) prenderà il posto di Alejandro González Iñárritu, che lo scorso anno aveva assegnato la Palma d’Oro a Parasite, il film di Bong Joon-ho che ha ottenuto ben sei nomination agli Oscar. I restanti membri della giuria verranno invece annunciati a metà aprile.

Le parole di Spike Lee

«Le più grandi benedizioni della mia vita sono state quelle inaspettate, quelle arrivate dal nulla» ha dichiarato Spike Lee in merito alla sua nomina come giudice al Festival di Cannes 2020. «Quando ho saputo che mi era stata offerta l’opportunità di essere il presidente della giuria sono rimasto scioccato, felice, sorpreso e orgoglioso allo stesso tempo», ha raccontato. «Questo Festival (oltre a essere il più importante festival cinematografico del mondo – senza mancare di rispetto a nessuno) ha avuto un grande impatto sulla mia carriera cinematografica. Si potrebbe facilmente dire che Cannes ha cambiato il mio percorso nel cinema mondiale. In conclusione, sono onorato di essere la prima persona della diaspora africana a ricoprire questo ruolo», ha concluso.

Il rapporto con il Festival di Cannes

Esiste infatti un filo rosso che lega Spike Lee al Festival di Cannes. Era il 1986 quando il suo primo lungometraggio, Lola Darling, otteneva il Premio della gioventù alla Quinzaine des Réalisateurs durante la kermesse. Un suo film, Girl 6, venne presentato fuori concorso nel 1996; un altro ancora, Ten Minutes Older, nella sezione Certain Regard del 2002; Summer of Sam, nel 1999, alla Quinzaine. E ancora: ben due dei suoi film, Jungle Fever (1991) e BlacKkKlansman (2018) vennero presentati in concorso, e l’ultimo ottenne il Grand Prix. Un riconoscimento prestigiosissimo che ha costituito, ha spiegato il regista, «una vera rampa di lancio per la sua uscita in sala nel mondo intero che mi ha permesso di ottenere l’Oscar per la miglior sceneggiatura».

Francesca Ferrandi

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